Berlino, Germania
1914
Se non avessero marciato in ranghi, il fisico li avrebbe considerati una folla tumultuante. Sfilando per la città in abiti a tre pezzi, le dita macchiate dai calamai dell'università, i giovani tenevano in alto le pagliette e cantavano una versione scalmanata di Deutschland Über Alles.
La parata aveva bloccato Berlino. Auto decappottabili erano ferme in folle sul ciglio della strada e impregnavano l'aria di esalazioni mentre gli occupanti allungavano il collo per vedere. Anche gli omnibus erano imbottigliati, i cavalli che scuotevano il muso su e giù e soffiavano e i passeggeri che si spenzolavano fuori dai finestrini per applaudire, costringendo gli studenti ad alzare la voce. Qua e là, quando un'acclamazione non bastava, un pugno chiuso colpiva il cielo.
Einstein era incappato nella baraonda mentre si affrettava per la via assorto nei suoi pensieri. Sbuffando disgustato, abbassò lo sguardo e procedette con determinazione controcorrente. Era impossibile evitare spallate: i partecipanti dovevano essere un centinaio o anche più, spavaldi e turbolenti. Sbucando in fondo al branco, si ritrovò circondato da una spicciolata di adulti che incitavano gli studenti.
Sbuffò di nuovo, questa volta più sonoramente. Quanto meno, i ragazzi avevano la scusa della giovinezza.
«Albert! Stai andando nella direzione sbagliata».
Stuart Clark, Il giorno senza ieri (Edizioni Dedalo, romanzo storico-scientifico, 2014)