"Kepler sapeva che stava andando male. Nei cinque minuti trascorsi da quando aveva cominciato a esporre la sua tesi, il Duca era rimasto accasciato sullo scranno principesco. Nessuna reazione, nemmeno uno scatto di sopracciglia.
Allentando la presa sul fascio di carte che aveva con sé, lo studioso si costrinse a non mettersi a camminare su e giù davanti al basso podio. «Mio signore, io credo che sia stato Dio a farmi questa rivelazione».
Finalmente, gli occhi infossati lo guardarono. «Dio, mastro Kepler?».
Il vento fece sbatacchiare le finestre.
«Sissignore, Dio». Gli arazzi e i tendaggi parevano inghiottire le sue parole. «Ero alla lavagna a insegnare, quando l’ho visto chiaramente come vedo Voi ora...»"
Stuart Clark, La misura dei sogni (2014, Edizioni Dedalo, in "Sapere", racconto storico-scientifico, traduzione)