Nujeen, memoir

Prologo
La traversata

Behram, Turchia, 2 settembre 2015
Dalla spiaggia riuscivamo a vedere l'isola di Lesbo, e l'Europa. Il mare si estendeva a perdita d'occhio su entrambi i lati e non era mosso; era tranquillo, screziato solo da minuscole crestine bianche che danzavano sulle onde. L'isola sembrava abbastanza vicina, e lievitava dai flutti come una pagnotta rocciosa. I gommoni grigi però erano piccoli e bassi nell'acqua, appesantiti da tutte le vite che gli scafisti riuscivano a stiparci.
Era la prima volta che vedevo il mare. La prima volta per tutto: viaggiare in aereo, in treno, separarmi dai miei genitori, stare in albergo, e adesso andare in barca. Ad Aleppo quasi non ero mai uscita dal nostro appartamento al quinto piano.
Chi era andato prima di noi ci aveva raccontato che in una bella giornata d'estate come quella, con un motore funzionante a pieno regime, un battello pneumatico ci metteva poco più di un'ora ad attraversare lo stretto. È uno dei punti in cui Turchia e Grecia sono più vicine, distanti appena otto miglia, meno di tredici chilometri. Il problema era che i motori spesso erano vecchi e scadenti, e forzati al massimo per trasportare carichi di cinquanta o sessanta persone, così che di ore finivano per volercene tre o quattro.

Nujeen Mustafa e Christina Lamb, Lo straordinario viaggio di Nujeen. Dalla Siria alla Germania in sedia a rotelle per fuggire dalla guerra (HarperCollins Italia, 2016; pubblicata una nuova edizione ampliata nel 2018, contiene un capitolo nuovo)