Dedalo, narrativa storica - Il sensorio di Dio



Woolsthorpe, Inghilterra
1679

Non c’era posto per la luce del giorno in quel grembo malsano. L’alchimista tese le pesanti cortine sulla finestra e le premette contro gli angoli del telaio, determinato a bandire ogni raggio di sole dalla stanza. Le candele gli avrebbero fornito tutta l’illuminazione di cui aveva bisogno per svolgere il proprio lavoro. Girando intorno a un tavolo ingombro di bottiglie e fiale, si avvicinò al letto. I suoi occhi si posarono sull’occupante priva di sensi, la cui sagoma era a malapena percepibile sotto il cumulo di coltri. Frugandosi in tasca, ne estrasse uno specchietto di cui, appena due settimane prima, si era servito per far rimbalzare la luce nelle sue stanze al college, e lo accostò alla bocca della madre. Rassicurato dalla flebile condensazione che si raccolse sulla lastra di metallo lucidato, si raddrizzò. Gli bruciavano gli occhi per la spossatezza.

Stuart Clark, Il sensorio di Dio (Edizioni Dedalo, 2013)